A Cavallino tra le pareti del convento dei domenicani si nasconde il mistero di una leggenda che affonda le sue radici nel 1637.
La morte della marchesa Beatrice si era abbattuta sul feudo di Cavallino, lasciando nella disperazione assoluta il marito Francesco Castromediano. |
Donna Bice, così la chiamavano i popolani, era giunta nel piccolo paese alle porte di Lecce il 25 luglio del 1627 per unirsi in matrimonio con il marchese Francesco Castromediano che era riuscito a strapparla al convento di San Marcellino a Napoli dove era stata mandata come educanda sotto la tutela della zia materna, la reverenda madre Maria de Cardines, monaca dell’ordine di san Benedetto.
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La storia
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A Cavallino la giovane marchesa, devota a san Domenico di Guzman ne aveva introdotto il culto elevando il Santo predicatore a patrono. Aveva anche convinto il marito a includere nei suoi progetti edilizi la costruzione di un convento dove sarebbe giunta una comunità di frati domenicani e di una chiesa intitolata a San Domenico. Inoltre aveva voluto dotare la comunità del paese di una fonte pubblica di approvvigionamento di acqua potabile, facendo scavare un pozzo sormontato dalla statua votiva del Santo.
La sua accesa fede religiosa la indusse inoltre, sempre a titolo di protezione della comunità, a commissionare la realizzazione di due statue sacre aventi come soggetto San Domenico e la Madonna del Monte. Il 6 agosto del 1637 la notizia della morte della giovane donna sommessamente attraversò le vie del paese lasciando nello sgomento l’intera comunità e che negli anni si era affezionata a donna Bice. Don Francesco Castromediano nell’intimità dei suoi pensieri riviveva i giorni felici trascorsi in compagnia della donna. Ottenne da suo figlio don Domenico Ascanio la promessa che il giorno della sua morte avrebbe aperto un rotolo contenente le sue ultime volontà. Ventisette anni dopo il dolore riapparve su Cavallino: il marchese Francesco era stato assassinato. La morte ne faceva successore don Domenico Ascanio che dopo aver informato i fratelli dell’accaduto portò a compimento quanto aveva promesso a suo padre. Aprì il rotolo conservato segretamente e cominciò a leggere quanto scritto. L’istruzione era precisa e dettagliata: i cuori dei due innamorati sarebbero dovuti restare accanto per sempre fino alla fine dei secoli. Infatti due notti dopo le esequie, dal corpo di Beatrice era stato asportato il suo cuore e dopo averlo fatto imbalsamare era stato conservato in una cassetta di piombo ricoperta di piastre d’argento e inserita un’altra di cipresso foderata sempre d’argento che era stata fatta cesellare in due esemplare autentici. A padre Bonaventura erano state consegnate le due cassette gemelle: in una riposava il cuore di Beatrice, nell’altra ancora vuota si sarebbe dovuto collocare il cuore imbalsamato di Francesco. Le due urne successivamente furano adagiate nel piccolo vano all’’interno del cenotafio fatto costruire e deporre all’interno della chiesa del convento di San Domenico. |